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Elettrosmog, a rischio anche gli animali domestici
Tra le varie indagini effettuate nel corso degli anni relativamente ai danni provenienti da inquinamento da elettrosmog, trovano spazio anche gli studi condotti sugli animali domestici, il cui scopo principale è stato quello di valutare i rischi espositivi per l’essere umano partendo da organismi sentinella, come ad esempio i cani.
In particolare nei primi anni 80 si ipotizzò una relazione tra campi magnetici a bassa frequenza e la formazione di neoplasie linfoidi in quei cani che vivono nell’ambiente domestico, in particolare quello cittadino.
Il linfoma canino è una forma di neoplasia molto comune nei cani, che presenta delle caratteristiche in comune con le leucemie umane; a tal proposito i cani che vivevano in situazioni domestiche sono divenuti modelli di studio comparativo sugli effetti delle esposizioni ambientali.
Tra il 1987 e il 1990 sono stati presi in esame 96 casi di linfoma canino e 137 di displasie, misurando l’intensità del campo magnetico sia all’interno delle abitazioni in cui vivevano gli animali da almeno un anno, che all’esterno.
Quello che è emerso è che il rischio di sviluppare un linfoma aumentava significativamente per quegli animali che vivevano almeno il 25% del loro tempo all’esterno dell’abitazione, ad esempio in giardino, e in particolare per quelli che risultarono esposti a campi magnetici di intensità tra 0.065 mT e 0.2 T.
In seguito le indagini vennero effettuate su altre categorie di animali, come i cavalli e le mucche.
Nel 2000 vennero osservati due gruppi di cavalli trottatori, uno ricoverato sotto ad un impianto elettrico a media potenza e uno a 20 metri dalla linea elettrica.
I prelievi ematici effettuati nell’arco di 6 mesi evidenziarono una diminuzione dei linfociti e un aumento dei polimorfonucleati (leucociti con funzione di assorbire le sostanze dannose dell’organismo) nei cavalli esposti.
Nel 2004 si cercarono invece le alterazioni della risposta immunitaria nelle mucche da latte dopo che queste erano state esposte per 7 mesi ad onde elettromagnetiche a bassa frequenza, confrontando i risultati con un gruppo campione non esposto.
Anche in questo caso i risultati portarono a supporre che l’esposizione a campi elettromagnetici a bassa frequenza potesse essere responsabile delle alterazioni evidenziate nel sangue e nei parametri immunologici delle mucche.
Quale la conclusione?
Gli animali domestici, come l’uomo, subiscono i danni dei cosiddetti inquinanti ambientali (che includono sostanze chimiche e onde elettromagnetiche) per effetto della condivisione di quello stesso ambiente.
Indubbiamente qualcosa su cui riflettere.
#ConteMascetti
www.protezioneondeelettromagnetiche.it