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Effetti del campo elettromagnetico sul sistema endocrino di bambini e adolescenti
Nella società moderna bambini e adolescenti sono esposti a campi elettromagnetici in età molto precoce, in particolare si tratta di vari tipi di radiazioni non ionizzanti cui sono sottoposti involontariamente nella vita quotidiana.
La potenziale sensibilità agli effetti di radiofrequenza e lo stimato elevato assorbimento riscontrato nei valori dei bambini esposti, ha portato l’interesse scientifico ad indagare la vulnerabilità dei soggetti in età precoce ai campi elettromagnetici.
Vi sono molte ricerche nella letteratura scientifica che indagano i parametri biologici degli organismi viventi a contatto con i campi elettromagnetici e benché le linee guida internazionali non riportino dati definitivi e sufficientemente convincenti al proposito, vi sono altresì diversi studi che rivelano l’incremento dei rischi di cancro, effetti ematici e deterioramenti cognitivi.
In particolare sono in numero crescente quelle indagini che evidenziano gli impatti sul metabolismo e sulla funzione endocrina, così come sul sistema riproduttivo e di crescita di organismi giovani.
A fronte di studi che rivelano nello specifico effetti negativi dei campi elettromagnetici sulle funzioni della tiroide, sugli ormoni surrenali, sull’omeostasi del glucosio e sui livelli di melatonina, appare evidente un problema puramente etico di condurre indagini accurate su un feto o sui bambini.
Per questo motivo gli studi sono virtuali o effettuati su modelli o animali, ma questo non evita di assistere ad una crescente angoscia per le minacce che i campi elettromagnetici possono rappresentare per bambini e adolescenti.
Come sempre la relazione tra onde elettromagnetiche e funzionalità vitali dell’organismo umano rimane questione preoccupantemente controversa.
A Granada, in Spagna, è stato condotto uno studio su un sotto campione di 123 ragazzi appartenenti alla Environment and Childhod cohort, reclutati alla nascita dal 2000 al 2002 e valutati all’età di 9-11 anni, dividendo i soggetti tra coloro che abitavano in zone cosiddette “neutre” e coloro che erano quotidianamente esposti a densità diverse di radiazioni.
I bambini che vivevano in zone a più alti livelli di esposizione avevano ottenuto punteggi più bassi per capacità di comprensione e di espressione e punteggi più alti riguardo allo sviluppo di disturbi ossessivo compulsivi e disturbi identificabili come sindrome da post stress traumatico.
Uno studio trasversale ha invece rivelato che gli adolescenti svegliati nella notte da un telefono cellulare almeno una volta al mese, hanno mostrato sintomi come stanchezza, rapido esaurimento delle energie fisiche, mal di testa e malessere generale.
Gli stessi soggetti sottoposti a test per verificarne la memoria, hanno avuto prestazioni scarse rispetto a coloro non esposti a risvegli notturni da cellulari.
L’esperimento è stato condotto sulla base del fatto che molti adolescenti lasciano i propri telefoni accesi durante la notte, modificando così il naturale ritmo veglia sonno; in particolare uno studio sugli adolescenti svizzeri ha evidenziato che in coloro che utilizzano nelle ore notturne i dispositivi si manifestano sintomi di disagio sui quali le strategie di prevenzione da parte della sanità pubblica dovrebbero concentrarsi.
L’uso regolare del telefono cellulare può influire sugli adolescenti in vari modi che vanno dalla alterata funzione cognitiva e sensoriale a più profonde e rischiose modificazioni a livello cellulare endocrino.
#ConteMascetti
www.protezioneondeelettromagnetiche.it