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Sensibilità chimica multipla, una patologia ancora non riconosciuta
Arriva un giorno in cui improvvisamente non si respira, appare un misterioso prurito accompagnato da una diffusa orticaria o una inspiegabile emicrania accompagnata da amnesia, un dolore persistente attacca i muscoli provocando crampi, si hanno vertigini e difficoltà a digerire cibi da sempre tollerati, mentre l’olfatto diventa incredibilmente sensibile ad alcuni odori.
Tutti questi sintomi, e molti altri ancora, fanno parte di una grave patologia che è stata designata come sensibilità chimica multipla, MCS dall’inglese Multiple Chemical Sensitivity, ma che per molti paesi non è ancora scientificamente riconosciuta.
Il primo studioso ad ipotizzare l’esistenza di una sorta di sovra esposizione del corpo umano a prodotti chimici sintetici fu l’allergologo Theron Randolph nella seconda metà del 900, il quale ritenne possibile una reazione avversa dell’organismo saturato da un eccesso di stimoli esterni quali pesticidi, detergenti, gas di scarico delle auto, coloranti, inchiostri e perfino farmaci.
Ma ancora oggi la comunità scientifica non solo non riconosce la grave patologia che ha causato numerosi decessi, ma tende a classificarla tra le cosiddette malattie somatiche o disturbi somatoformi, vale a dire una situazione in cui il soggetto somatizza stati di grave disagio psichico e quindi senza alcuna origine esterna.
In particolare l’Istituto Superiore della Sanità italiano produsse un documento che portò il Consiglio Superiore di Sanità a definire la sensibilità chimica multipla come sintomatologia non individuabile in alcuna patologia e quindi a non considerarla nemmeno malattia rara, poiché relativa a una percentuale di popolazione compresa tra il 2 e il 10%.
Questo significa che non solo non viene prestata assistenza adeguata ai soggetti che ne vengono colpiti ma che spesso la MCS viene ricondotta a disturbi psicologici e curata con farmaci antidepressivi.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità si è espressa più volte assimilando la MCS alla elettrosensibilità, benché molti degli studi effettuati abbiano dimostrato che i sintomi lamentati non possano essere riconducibili ai campi elettromagnetici bensì a condizioni pre esistenti di stress o di problematiche di natura psicologica.
Somatizzazione o reale ingerenza da parte di elettrosmog e sostanze chimiche?
Vi è purtroppo una lunga lista delle cosiddette morti silenziose, quelle che sono avvenute senza che organi di stampa specializzati ne dessero cenno ma riconducibili alla MCS, per la quale, oltre alla sofferenza e alla ovvia impotenza, molti cittadini italiani dopo essersi indebitati per sostenere i viaggi della speranza alla ricerca di una cura, sono arrivati addirittura al suicidio.
Un caso per tutti, quello di una signora romagnola di 68 anni che è deceduta dopo aver passato gli ultimi anni a lottare contro la ASL regionale affinché venisse riconosciuta la sua patologia.
La donna, che aveva lavorato in una fabbrica a contatto con metalli pesanti tossici, aveva sviluppato una grave forma tumorale che attaccò, come lei, anche una grande quantità di colleghi e lo stesso imprenditore.
Nel sangue della signora vennero ritrovate sostanze come alluminio, benzene e altre tossine.
Si può parlare ancora di somatizzazione?
#ConteMascetti
www.protezioneondeelettromagnetiche.it