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L’uso dei cellulari in volo, perché è una cattiva idea
Sono molte ormai le compagnie aeree che consentono l’uso del cellulare in volo ma già nel febbraio del 2013 uno studio californiano metteva in guardia sull’impatto negativo che la scelta avrebbe avuto principalmente sulla salute dei passeggeri.
In particolare Joel Moskowitz direttore della University of California, dipartimento Berkeley’s Center for Family and Community Health, nel 2013 puntò il dito sul rischio cancerogeno che un comportamento già allora consentito sui voli di linea del Medio Oriente poteva rappresentare.
Moskowitz spiegò che i cellulari irradiano onde a bassa potenza all’interno di un contenitore di metallo, la fusoliera dell’aereo, in grado di riflettere e amplificare pericolosamente quelle stesse onde.
Il fenomeno era del resto già stato ampiamente illustrato all’interno di autobus e treni dove le esposizioni si rivelarono dannose per la salute dei suoi occupanti.
Il vero problema, sottolineò al tempo Moskowitz, è che di fronte ad un reale rischio per la salute e alla possibilità di potere rimanere connessi per tutta la durata di un volo, la bilancia penderebbe a favore dell’ultima situazione.
Da un’indagine condotta sui cosiddetti frequent-flyers, emerse il desiderio forte di poter controllare la propria posta elettronica o di poter effettuare chiamate di lavoro durante le ore di viaggio, in modo da occupare il tempo in maniera più produttiva, ignorando completamente il prezzo da pagare per quella che sembrava, e sembra tutt’ora, una necessità impellente.
In realtà, come ben ha spiegato Moskowitz, il potere irradiante di una fusoliera d’aereo si dimostra nociva su cervello, tiroide e apparato riproduttivo più di quanto si possa immaginare.
Successivamente qualcuno suggerì di imporre alle case costruttrici degli aerei un utilizzo di materiali che non fossero vulnerabili alle onde elettromagnetiche, una premessa a quello che risultò un vero e proprio business del tutto indifferente al reale problema di salute che avrebbe comunque potuto generare.
L’attenzione infatti si è spostata sull’interferenza elettromagnetica in grado di provocare seri disturbi alla strumentazione di bordo, interferendo nello specifico con l’insieme dei sistemi elettronici impiegati per la navigazione.
La prassi più adottata è stata quella basata sulla prudenza, vale a dire di evitare di accendere i dispositivi durante le operazioni di atterraggio e di decollo, sfruttando invece sistemi che ne consentono l’utilizzo durante il volo, ovvero mini ripetitori che inviano il segnale ad un satellite dove viene rimbalzato poi a terra.
Ma nulla a che vedere con la protezione di chi, a bordo, quelle basse frequenze le assorbe.
#ConteMascetti
www.protezioneondeelettromagnetiche.it